martedì 6 ottobre 2009

Quel cuore proprio non batte, quel cuore forse non c'è.


(Nel nostro montaggio: il teatro del mare prima, mentre parlano Croce, Sensini, Romero e Ghione, e dopo, quando salgono sul palco tutti gli atleti e la platea si svuota)

Dovevo tornare a Roma lunedi, sono rimasto perchè martedi c'erano "i miei ragazzi" al salone: l'incontro con gli atleti delle squadre nazionali della Nuova FIV. Non volevo mancare (almeno non quanto loro mancano a me). Il bilancio della giornata è positivo. I "ragazzi" - e per intenderci tra questi ci metto anche il settantenne d'assalto Valentin Mankin - sono sempre belli da vedere, negli occhi dei velisti azzurri c'è quella luce, quel piglio, quel respiro del vento. Prendete Pietro e Gianfranco Sibello: in tuta da Fiamme Gialle, alti e svettanti, asciutti come maratoneti etiopi, biondi e abbronzati: SONO I CAMPIONI D'EUROPA della classe acrobatica della vela olimpica, il 49er. Una vela dura e difficile, ma loro sono i migliori, i più seri, campioni non solo in acqua ma nella vita, stupende persone. Prendete Giulia Conti e Giovanna Micol, d'un biancore accecante nelle loro divise estive della Marina Militare, riccioli mori e cascata bionda: SONO LE CAMPIONESSE D'EUROPA della classe 470 femminile, il simbolo stesso della vela olimpica del gentil sesso. Una barca stracompetitiva, ma loro sono le migliori, le più tecniche, le più veloci, splendide ragazze marinaie orgoglio del nostro sport.

Abbiamo due equipaggi della Vela Italiana che hanno conquistato per tutti noi nel 2009 DUE TITOLI EUROPEI DI CLASSI OLIMPICHE. Li abbiamo qui, al salone nautico, il centro della comunicazione nautica del momento. E li abbiamo fatti accomodare in prima fila, tra gli ospiti. Una fugace alzatina quando sono chiamati, un micro-intervento, please seduti thanks.


(Da sinistra: Giulia Conti, Giovanna Micol, Francesca Clapcich, Gianfranco e Pietro Sibello)

Questa storia dell'incontro era nata male ed è finita peggio. Avevano ragione gli antichi: di venere e di marte non si arriva e non si parte. Forse il martedi ha influito, ma più probabilmente l'incontro ha preso la piega progettata, pensata da chi di dovere. Sul palco, seduti, distanti, fermi e pure un po' freddi, da sinistra: il presidente Carlo Croce, la vicepresidente Alessandra Sensini, il bronzo Diego Romero e il DT Paolo Ghione. Modera Luca Bontempelli, dimagrito nel fisico e nelle parole (ma per il quale, buona notizia, il presidente Croce ha "qualche ideuzza" per la prossima stagione).

Discorsi di circostanza con vocine un po' dimesse - possibile? Troppo chiedere un po' di verve al cospetto di DUE CAMPIONI EUROPEI (anzi quattro?). E' la vela più bella, ci sono tanti campioni, in platea ci sono tanti giovani delle squadre federali, Paolo parla un po' del progetto Under 16. Giusto le linee generali, per carità, non sia mai che si scopra qualche dettaglio di troppo. Vogliamo allargare la base, il serbatoio, creare il percorso dei giovani, la meritocrazia. Certo. E giustissimo, ma sempre col freno a mano tirato, come ingessati. C'è una regia, c'è una scaletta. E' tutto come vuole, anzi come E' la Nuova FIV: pulito, razionale, sussurrato, ordinato. Non un sussulto, non un'emozione. Quel cuore proprio non batte, quel cuore forse non c'è.

Alessandra parla di Weymouth, Diego conferma che a Londra vuol vincere l'oro, Croce racconta dei surfisti che ha visto in mare dopo tre prove col freddo mangiare barrette schifose, e dice che i nostri atleti non hanno niente da invidiare ai campioni degli altri paesi (da dove si era insinuato questo dubbio?), Paolo ricorda che la formazione degli allenatori è importante e che in questi giorni si sta definendo l'ossatura della preparazione olimpica dei prossimi anni. E' il DT, si vede che ha tanta (forse troppa) carne al fuoco, che sta lavorando 20 ore al giorno, che crede in ciò che fa, cerca di dirlo ma il tempo è quello che è, e la comunicazione non è il suo mestiere. Un saluto a Luca De Pedrini, collega DT che non c'è per un problema personale (lo salutiamo con affetto anche noi). Sono discorsi che meriterebbero più attenzione. Come loro: gli atleti. Non era la loro giornata? Non era l'"incontro con gli atleti delle squadre nazionali"? Vogliamo incontrarli o no?

L'allampanato moderatore "prima di chiudere" chiama sul palco Francesca Russo Cirillo, terza all'europeo Optimist, in rappresentanza della "vela che ci piace di più, quella dei piccolini". Poi lancia la "chiama" di tutti gli atleti, sul palco. Finalmente, uno pensa, ci siamo, li incontriamo. Ma il presentatore esce di scena, e la chiamata sul palco (sul "podio", dice lui con uno splendido errore freudianissimo e beneaugurante) la fa nientemeno che il DT (anche questo!), con un filo di giustificato imbarazzo e con qualche inciampo. Alla fine dopo tanti nomi fa una chiamata finale dicendo "tutti gli altri presenti sul podio", gli ultimi arrivi li legge Marco Superina, un altro tecnico. E proprio alla fine fine, chiama gli azzurri della squadra olimpica, senza nominarli perchè "vi evito la tortura di chiamarli uno per uno". E del resto, di un elenco di nomi - non era per loro che eravamo lì? - non c'è traccia neanche nel comunicato stampa finale. Alla faccia della comunicazione dei personaggi. Dov'era il moderatore, dov'era l'imponente ufficio comunicazione federale?

Ora sono tutti sul palco-podio, il presidente, la vicepresidente e il bronzo sono pian piano defilati, decentrati, quasi scesi da lassù, ci sono i fotografi e i ragazzi sorridono e si pigiano. La platea si è svuotata. Erano seduti lì, adesso sono qui. Un incontro in buona misura autoreferenziale. Poca interazione con gli atleti, proprio loro, i protagonisti, a cominciare dai CAMPIONI D'EUROPA, sono stati ridotti a comparse. Poca interazione col pubblico, due domandine agiografiche stucchevoli, del resto assai poco stimolato dal clima compassato dello show. Molto british. E poco, pochissimo palazzo di vetro. Noi diciamo, voi ascoltate. Paolo è l'unico che almeno ha un paio di slanci (gli tocca anche questo), quando ricorda Valentin Mankin come riferimento di tutto il team (bravo: a un monumento va tributato sempre un inchino) e persino quando omaggia il moderatore: "il grande Luca Bontempelli" (bravo2: un allenatore ama la sua squadra e sa motivarla, anche quando - come in questo caso - non ha giocato bene). Poi tutti allo stand per un rinfreschino. Pensavo: con la FIV tutta Nuova, ripassata con l'aratro, chissà cosa inventeranno, quali novità. Invece niente, sceneggiatura ricopiata dal passato come scolaretti giapponesi. Stesso palco, stesse divise, stesse luci e colori. Ma senza quel battito.



C'erano un bel po' di amici, atleti, tecnici, genitori, consiglieri, presidenti di circolo e di zona, giornalisti, e quindi il bilancio resta positivo, ho fatto bene a restare, la Vela azzurra al salone almeno ha detto la sua, ma ora che sto guidando verso casa mi resta la sensazione di un'occasione sprecata. Luca ha detto "Questa è la vela più bella, aiutateci a farla uscire fuori". Siamo daccordo, ma di questo passo torniamo indietro anzichè andare avanti. Fuori significa fuori: tra la gente, il pubblico, gli ignari, i neofiti. Non tra noi stessi. Il pubblico va coinvolto e gli atleti devono diventare personaggi simbolo, testimonial viventi. Paolo ha detto bene sui Sibello: "Sono un modello di riferimento". E un modello del genere, strepitoso e pronto a mordere sui media, lo lasciamo accomodato in prima fila? I Brothers, insieme a G&G, dovevano essere gli eroi della giornata, le superstar, dovevamo rivivere con le immagini i loro due TITOLI EUROPEI, come li hanno vinti, come si fa e cosa significa, dovevano rispondere alle domande del pubblico, tanto più perchè composto in gran parte da giovanissimi velisti. Emozionarci un po', no? Ci riusciremo qualche volta, nei prossimi tre anni?

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